A proposito di Cagliari.... no, grazie

al Direttore Generale

Roma -

Abbiamo ricevuto, come tutte le Organizzazioni Sindacali, l’invito per assistere alla Conferenza Nazionale dei Dirigenti che si terrà a Cagliari i giorni 26, 27 e 28 ottobre.

Innanzitutto vorremmo ringraziarla per l’invito che questa volta ci è stato rivolto con un notevole anticipo, a dimostrazione di un certo miglioramento della "sensibilità" nei confronti delle relazioni sindacali, totalmente assente l’anno passato, forse a significare che, almeno da questo punto di vista, un anno non è trascorso del tutto invano.

Nel ringraziarla, anche se forse il ringraziamento dovrebbe essere rivolto non tanto a lei quanto ai veri "proprietari" dell’Ente, le comunichiamo che la RdB non parteciperà alla Conferenza Nazionale dei Dirigenti.

Anche lo scorso anno non abbiamo partecipato all’incontro di Cagliari per tutti i motivi che abbiamo reso pubblici a lei e a tutti i lavoratori: un profondo disaccordo con tutto l’apparato scenografico, con il ruolo di semplici spettatori in cui venivano relegate le Organizzazioni Sindacali, ruolo riproposto anche quest’anno, con la scelta di un messaggio forte, quale quello della ricerca del Santo Graal, e quindi di "infortuni zero", che non trovava alcun riscontro nella progettualità interna dell’Ente.

Ad un anno di distanza il nostro rifiuto è dettato da motivi che entrano più specificatamente nel merito e che riguardano il bilancio dell’attività in questo arco di tempo.

Sicuramente l’impianto scenografico è stato ridimensionato e di questo forse possiamo in qualche modo rivendicare il merito, anche se, ce lo lasci dire, la ricerca di Mordred, il traditore interno, tema simbolico del convegno di quest’anno, in un momento di profonda conflittualità come quello che stiamo attraversando, non è propriamente un messaggio che va nella giusta direzione.

Un anno è passato, ma cosa è cambiato?

Sicuramente l’Ente ha ulteriormente migliorato la sua capacità produttiva, i dati parlano chiaro, ma forse dovremmo chiarirci su cosa intendiamo per produttività, quali dati confluiscono nelle percentuali che vengono enunciate nei convegni pubblici, dal momento che non produciamo né bulloni, né frigoriferi, ma eroghiamo servizi.

Ma al di là di tutto ci preme sottolineare per l’ennesima volta, e non ci stancheremo mai di ripeterlo, che il merito dei risultati della produttività va tutto al personale, a questo esercito di lavoratori sconosciuto ai più, che, indipendentemente dalle beghe di palazzo, continua tra mille difficoltà e molto spesso senza il necessario orientamento a "tirare la carretta", nella consapevolezza della necessità di dare risposte all’utenza.

Nel frattempo aumenta l’esercito dei lavoratori in nero senza affrontare concretamente il problema dell’evasione contributiva, continuano a morire 4 lavoratori al giorno per incidenti sul lavoro e 2500 sono gli infortunati, di cui più di 100 riporteranno invalidità permanenti. Una vera e propria strage che ha subìto solo una leggera flessione rispetto all’anno precedente (-3,2% secondo i dati Anmil, ma sarebbe opportuna un’analisi attenta sugli effetti dell’introduzione massiccia della precarizzazione nel mercato del lavoro) e che non può continuare ad essere evidenziata solo in termini di costi economici a carico della collettività. Nessuno si illudeva che l’Ente avrebbe potuto operare miracoli su questo versante proprio per tutti quei motivi che abbiamo evidenziato in passato: la sicurezza rappresenta un costo aggiuntivo non compatibile con le leggi di quest’economia di mercato. Siamo certamente consapevoli che risultati significativi in questo ambito possono essere raggiunti solo nel medio, lungo periodo, ma la nostra critica nasce dalla constatazione dell’assenza di segni tangibili di un cambiamento in questa direzione. In sostanza, quale progettualità è stata elaborata sul versante della prevenzione, quali sono i fatti che hanno seguito le altisonanti e retoriche dichiarazioni d’intenti?

Anche dal punto di vista delle politiche del personale l’anno trascorso non ha fatto sicuramente registrare una significativa inversione di tendenza rispetto al passato. Rimane ancora irrisolta la questione dei precari e se qualcosa su questo fronte si sta muovendo, non è certo per l’intervento deciso e forte dell’Amministrazione, in tutt’altre faccende affaccendata; il personale sta ancora aspettando l’emanazione dei bandi di concorso quindi il riconoscimento di una giusta prospettiva di carriera, sicuramente per una difficoltà di accordo tra le Organizzazioni Sindacali, ma altrettanto sicuramente per una trascuratezza nella gestione delle politiche del personale. E questi sono solo gli esempi più macroscopici di una situazione generalizzata che non può essere nascosta dietro all’indiscusso incremento del fondo per il salario accessorio 2005.

Nonostante i mille tentativi fatti anche dalle Organizzazioni Sindacali interne, la conflittualità tra organi non si è mai attenuata. Anzi, i fatti degli ultimi giorni dimostrano a tutti, se ancora ce ne fosse bisogno, che siamo in una situazione di tutti contro tutti: non ci interessa ricercare il colpevole di questa situazione, ammesso che ci sia, ma sicuramente ognuno ha giocato la sua parte nell’invadere le competenze altrui e nel fare più il proprio interesse personale che quello dell’Istituto.

Le prospettive dell’Ente sono sempre più incerte: certo non abbiamo ancora la necessità di incontrare l’allenatore Lippi come hanno fatto i 400 lavoratori dell’Electrolux che rischiano il licenziamento, ma sicuramente le dichiarazioni di Maroni sulla stampa, riguardanti l’assedio all’Inail da parte dei maggiori gruppi assicurativi, seppur strumentali alla vicenda del TFR, non ci lasciano del tutto indifferenti. Ci rendiamo conto che l’Istituto non è forse mai stato fragile come in questo momento. Una fragilità che rischia di prestare il fianco ai soliti avvoltoi che guardano all’Ente come ad un lucroso affare.

Il patrimonio dell’Ente è stato nel frattempo saccheggiato e per la prima volta abbiamo assistito ad un vero e proprio paradosso: l’Inail paga oggi l’affitto per continuare a rimanere nelle sedi di cui era proprietario.

In sostanza nessuna progettualità concreta rispetto al futuro, nessuna politica seria nei confronti del personale, nessuna reale difesa del patrimonio dell’Ente, ma solo "beghe" e tanti, troppi personalismi dettati dalla necessità di fare dell’Inail il trampolino di lancio per il proprio futuro.

Per ultimo vogliamo affrontare il problema dei costi. Apparteniamo ad un’ Organizzazione Sindacale e quindi proprio noi non possiamo negare, fermo restando tutto ciò che abbiamo detto, l’utilità di momenti di confronto, di analisi e di dibattito. Ma riteniamo che in un momento di "vacche magre" come quello che stiamo attraversando, in cui non ci sono i soldi per i contratti (lo sa che il nostro è scaduto ormai da 22 mesi e che nel disegno di legge sulla Finanziaria 2006 non è previsto alcuno stanziamento per i prossimi due anni?), si negano i soldi per la stabilizzazione dei precari, nelle sedi si risparmia su tutto, forse sarebbe stato più di buon gusto, ci passi il termine, trovare forme alternative e più economiche rispetto a quelle adottate.

Siamo certi che la nostra assenza non verrà letta come il volersi schierare da una parte o dall’altra. Crediamo di aver dimostrato sempre una coerenza di fondo che cerca di orientare le nostre scelte e le pratiche del nostro agire sindacale quotidiano. La RdB, forse è superfluo ma è bene chiarirlo visto il particolare momento che stiamo attraversando, non sta da nessuna parte, non si schiera con questo o quell’organo per motivi che potremmo definire "politici" o se vogliamo di opportunità o di convenienza del momento. La RdB sta dalla parte dell’Inail, dei suoi fini istituzionali, del suo ruolo pubblico, dei suoi lavoratori e dei suoi assicurati: solo questo è il nostro faro di orientamento.

Il vero problema è che non siamo in molti a percorrere la stessa strada.