USB Inail scrive ai ministri di Lavoro, Salute e Pubblica Amministrazione: no ai Co. Co. Co. nella PA

Roma -

AL MINISTRO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

AL MINISTRO DELLA SALUTE

AL MINISTRO PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Onorevoli Ministri,

tra le misure straordinarie adottate per il contrasto al COVID 19 si è reso necessario in tutto il Paese il reclutamento di personale sanitario che in questi drammatici mesi ha svolto la sua attività nelle strutture sanitarie in crisi anche perché già pesantemente aggredite negli ultimi decenni dalle politiche di riduzione e di tagli alla spesa e dal blocco del turn over, che ha causato via via la riduzione drammatica di personale sia medico che infermieristico, necessario non soltanto a garantire i livelli essenziali di assistenza, ma un servizio di qualità capace di rispondere alla domanda di salute e di tutela dei cittadini.

Anche l’Inail ha provveduto ad assumere sulla base del D.L. 18/2020, il cosiddetto Cura Italia, medici ed infermieri con incarichi di collaborazione coordinata e continuativa, così come avvenuto in molte aziende del Servizio Sanitario Nazionale.

Il loro rapporto di lavoro, che secondo i contenuti del decreto non poteva andare oltre il 31. 12.2020, è stato prorogato, attraverso le disposizioni contenute nel D.L. 149/2020, sino al 31.12. 2021 ma sempre con contratto co.co.co.: il peggiore tra i contratti precari e per questo soppresso nella Pubblica Amministrazione a partire dal 1° luglio 2019.

Il personale co.co.co è stato inserito nell’organizzazione del lavoro come se fosse personale dipendente, senza alcun margine di autonomia nell’espletamento del lavoro, svolgendo una prestazione personale, continuativa ed eseguita secondo modalità organizzate e secondo le direttive impartite dall’INAIL.

La modalità di svolgimento della prestazione presenta tutti i requisiti per essere qualificata come lavoro subordinato.

Ma, al contrario, il personale co.co.co, pur lavorando spalla a spalla con il personale dipendente, non ha alcun diritto né tutela, neanche quella assicurativa contro gli infortuni: un’ingiustizia addirittura paradossale se si pensa che questi lavoratori sono stati assunti per fronteggiare l’emergenza COVID e che l’Ente che tutela gli infortuni riconosce ai sanitari la presunzione di origine professionale per i casi di Covid 19!

Pertanto, la scrivente O.S. chiede che già nella Legge di Stabilità in corso di discussione tutti i rapporti di lavoro co.co.co vengano trasformati in contratti di lavoro subordinato a tempo determinato, per garantire tutele e salario adeguati, nelle more di un’indispensabile, futura e definitiva stabilizzazione a tempo indeterminato, giustificata dalla forte carenza di personale in cui versa il sistema sanitario, complessivamente inteso, su tutto il territorio nazionale.

Se l’avvenuta proroga ha risposto alle esigenze organizzative della P.A., la trasformazione del contratto in lavoro subordinato a tempo determinato risponde alla necessità di restituire tutele e dignità alla professionalità di questi lavoratori.

 

Roma, 20.11.2020

USB Pubblico Impiego