Lo Sciopero che c'è!
Lo sciopero che c’è! In tutte queste settimane abbiamo cercato di spiegare, attraverso i comunicati e le assemblee, i motivi del nostro sciopero. Abbiamo cercato di comunicare il significato di quella frase che campeggia sui nostri volantini: se non ora quando?
Abbiamo discusso con i lavoratori la necessità di restituire forza a parole come salario, diritti e dignità, parole che tanti vorrebbero far dimenticare ai lavoratori, siano essi pubblici o privati. Oggi, dopo aver preparato striscioni e bandiere, vogliamo mettere da parte ogni appello di carattere politico o sindacale.
Oggi vogliamo cercare di immaginare la giornata di venerdì, a partire dalla piazza dalla quale si muoverà il corteo che raggiungerà piazza San Giovanni.
Per scaramanzia non vogliamo fare previsioni sul numero dei partecipanti, ma già sappiamo che saremo in tanti, con la voglia di far sentire la nostra rabbia, con la nostra voglia di esserci.
Saremo in tanti e ci saremo tutti: le maestre ed i ragazzi della scuola contro il decreto Gelmini; gli infermieri degli ospedali, contro i tagli alla sanità; i lavoratori del Parastato contro il furto del salario accessorio imposto dalla 133; i ricercatori precari contro un decreto che nega ogni futuro ...
Tutti con le nostre pettorine colorate con scritto giù le mani dalla scuola, dalle pensioni, dai servizi sociali, dalla lotta all’evasione fiscale...
Lavoratori pubblici che non manifestano per difendere un interesse corporativo, ma che hanno la consapevolezza che difendendo i loro diritti difendono quel poco che è rimasto dei diritti di tutti, che hanno la certezza che esiste un’alternativa. Insieme ai lavoratori dell’Alitalia, agli autoferrotranvieri, ai metalmeccanici…
Ci saremo con le facce stanche di chi ha affrontato centinaia e centinaia di chilometri di viaggio per raggiungere Roma, con le facce preoccupate di chi lotta per la stabilizzazione del proprio posto di lavoro, con le facce felici di ritrovare anche questa volta il compagno di tante lotte passate e future, con quelle incredule di chi esclama “ma quanti siamo?”.
Con la forza di chi ancora crede che lo sciopero sia uno strumento di lotta insostituibile nelle mani di lavoratori, di chi ci rimette una giornata di lavoro ma ha la dignità di alzare la testa, di non delegare ad altri la rappresentazione del proprio pensiero, di chi non si nasconde dietro l’alibi dell’attesa di uno sciopero che ancora non c’è.
Ci saremo, con i palloncini colorati che disegnano in cielo la composizione di questo lungo corteo che si snoda lungo le vie del centro di Roma, fino ad arrivare a San Giovanni, la piazza dei lavoratori, finalmente di nuovo dei lavoratori.
Primi fra tutti quelli morti sul lavoro: un cumulo di cubetti di porfido, uno per ogni lavoratore morto nel 2008, a formare un monumento costruito dai lavoratori per i lavoratori e consentire anche ai morti di gridare la più grande delle ingiustizie subite: non solo i diritti, ma la vita rubata in nome del profitto.
E ci saremo con la nostra rabbia nei confronti di chi continua a parlare di tragiche fatalità e non di omicidi.
Quanto è lontano lo squallore di una Pubblica Amministrazione allo sfascio, raccontata sui giornali o nei salotti della televisione da cantanti e soubrettes che non hanno mai lavorato in vita loro! Fuori dalle case, fuori dagli uffici, per un giorno, per respirare aria di libertà e aria di dignità, per farsi vedere, riconoscersi, incontrarsi. Le statue che sovrastano la Basilica di S. Giovanni sembreranno piccole piccole.
Perfino più piccole di chi in questi mesi ha cercato di guadagnare centimetri di statura politica vendendo bugie spacciate per progetti di riforma. Sarà una bella giornata di sole autunnale, ma se così non sarà- “piove Governo ladro!” - apriremo gli ombrelli ed andremo avanti.
Ci vediamo a Roma!
Roma, 16 ottobre 2008 RdB Cub P.I. Inail Coordinamento Nazionale