L’INAIL E IL PIANO VACCINALE

Roma -

Si è tenuta venerdì 16, la riunione sul Piano vaccinale durante la quale l’amministrazione, rappresentata ai massimi livelli dal presidente Bettoni, dal direttore generale Lucibello e dal consigliere di amministrazione Damiano, ha illustrato lo stato dell’arte sulla partecipazione dell’Istituto al Piano vaccinale nei luoghi di lavoro.

L’incontro è stato caratterizzato da uno spirito di orgoglio guerresco, con riferimenti anche troppo ripetuti ad episodi della seconda guerra mondiale, di cui si sarebbe fatto volentieri a meno.

Più che la guerra sarebbe il caso che i vertici dell’Istituto richiamassero, con analogo orgoglio, il ruolo pubblico che l’Istituto svolge quotidianamente, ribadendo l’inserimento delle sue attività come parte integrante del sistema sanitario nazionale.

Il riferimento al futuro dell’Istituto toccato dal Direttore Generale è forse l’argomento che ci ha convinti di più.

E’ evidente che l’emergenza sanitaria determinata dalla pandemia non potrà risolversi con un semplice ritorno alla precedente normalità.

E’ chiaro poi che l’Istituto potrà affrontare le sfide che si porranno davanti solo se sarà sostenuto nella richiesta di nuove risorse umane, la cui carenza rappresenta oggi uno dei fattori più dolenti.    

Il DG ha illustrato la situazione con riferimento al piano legislativo e alla richiesta dell’INAIL di un necessario intervento per il personale sanitario, fin dal decreto Sostegni in discussione in queste ore, sottolineando come il coinvolgimento delle strutture e del personale dell’Istituto nel piano vaccinale sia ancora condizionato dal verificarsi di una serie di fattori che dovranno trovare concretezza nelle prossime settimane.

Il piano di fattibilità approntato dall’amministrazione, che potrà prevedere un diverso livello di coinvolgimento delle strutture del territorio, è ancora sottoposto a molte condizionalità logistico organizzative riguardanti in particolare sia il numero sia la tipologia di vaccini disponibili.

Nel proprio intervento, USB ha evidenziato che è apprezzabile la prudenza adottata dall’amministrazione in questo momento, con l’affermazione che la partecipazione dell’Istituto è allo stato attuale nel campo delle ipotesi.

Lo studio di fattibilità avviato a tal fine dovrà quindi rendere costantemente partecipi le OOSS, presentando i dettagli del progetto in costruzione, in quanto permangono dubbi e perplessità che potranno essere eventualmente sciolti prendendo visione dell’avanzamento del progetto stesso.

E’ necessario però prendere atto che mancano i medici competenti, attorno ai quali ruota gran parte della responsabilità del piano vaccinale nelle imprese e la formazione non può esaurirsi con il corso messo a disposizione dall’ISS.

L’esclusione del personale CoCoCo dalla rilevazione in atto per l’aggiornamento dei corsi BLSD ci sembra assolutamente incomprensibile alla luce del loro coinvolgimento nella campagna vaccinale.

Abbiamo sottolineato la nostra perplessità rispetto alla previsione di un emendamento che preveda ulteriori assunzioni di personale sanitario Cococo, una formula che non dà diritti e garanzie, e continuato a richiederne la trasformazione almeno in contratti a tempo determinato, insieme alla stabilizzazione per quelli già presenti.

Percorso che potrebbe concretizzarsi, a detta del DG, nella Legge di Bilancio ma che a noi sembra ancora avvolto nella vaghezza.

Inoltre, i motivi per i quali USB non ha firmato il protocollo sulla vaccinazione nei luoghi di lavoro permangono tutti, a partire dall’attenzione data all’interesse delle attività commerciali a discapito di quella data alla salute, dal rischio che la vaccinazione nei luoghi di lavoro indebolisca la campagna di vaccinazione per le persone anziane e fragili ed alimenti disuguaglianze tra la categoria di lavoratori dipendenti e chi un lavoro non ce l’ha.

Perplessità solamente attenuate dalla prudenza con la quale sembra voler procedere l’Istituto nonostante le ampie aspettative messe in campo.

Infine, non è irrilevante il fatto che l’Istituto si faccia completo carico della attività che andrà a svolgere nell’ambito del piano vaccinale, sia in termini economici che di risorse umane, senza che i suoi stessi dipendenti, impegnati a vari livelli in un servizio essenziale all’utenza, possano accedere alla vaccinazione stessa.

Nonostante si siano fatti dei passi avanti dall’ultima riunione restano quindi molte questioni da affrontare, sia sul piano dell’impegno nella campagna vaccinale che sul piano delle carenze strutturali messe ulteriormente in evidenza in questa circostanza, con particolare riferimento al modello sanitario che si vorrà perseguire per il futuro.

 

Roma 19 Aprile 2021                      USB Coordinamento Nazionale INAIL