LE FEDERAZIONI INCONTRANO IL D.G.CASTRO

Roma -

 

Un incontro particolarmente deludente. Ma che  ci si aspettava?

Se qualcuno aveva riposto aspettative in merito all’incontro di ieri  con il Direttore Generale   non potrà che essere  rimasto deluso: ancora una volta nessuna risposta concreta  ai problemi del personale, nessun ulteriore  segnale  di sblocco della situazione per quanto riguarda la questione fondi, scarsa comprensione ed attenzione alle problematiche dell’Area B. In compenso abbiamo assistito ad uno strenuo tentativo di difesa del piano strategico e dei suoi contenuti, anche se dichiarati suscettibili di possibili modifiche in quanto piano “open”. Ma andiamo per ordine.

 

 

Sulla questione dei fondi il Direttore, oltre a ribadire ancora una volta  di non sentirsi affatto responsabile del mancato pagamento ai colleghi di quanto dovuto (sic!),   non ha aggiunto niente di nuovo rispetto a quello che già ci aveva preannunciato il Presidente  e che ha trovato conferma nell’incarico dato dal CdA al Presidente e al Direttore Generale di chiedere con urgenza la convocazione di una  Conferenza di Servizi. Alla base della discussione della Conferenza   la lettera del 1° agosto del Ministero del Lavoro indirizzata al MEF, che evidenzia la necessità di  porre in essere ogni iniziativa ritenuta idonea al superamento della situazione di impasse in cui vive l’Ente. Sentiamo parlare della Conferenza dei servizi  come di una panacea risolutiva già da qualche mese  e francamente non comprendiamo perché, se veramente è così, non sia  stata messa in moto già da tempo la macchina per organizzarla. Ma dal momento  che su  questa questione, così come su tante altre, di fronte ad un’Amministrazione poco credibile, abbiamo assunto l’atteggiamento di S. Tommaso, preferiamo, comunque ed a prescindere, andare avanti per la nostra strada, non lasciando nulla di intentato. Come avevamo già preannunciato abbiamo fatto preparare dal nostro studio legale una diffida.

 

 

Sul piano strategico abbiamo in sostanza contestato al Direttore quello che avevamo già evidenziato  con il nostro  precedente comunicato: disconosciamo il piano per le modalità di formulazione e quindi per il mancato coinvolgimento di tutti  quei soggetti che, ciascuno per le proprie competenze di ruolo,   avrebbero dovuto concorrere alla sua stesura; disconosciamo il piano per i tempi di emanazione: ci sembra oltremodo inopportuno presentare un documento che disegna un Inail diverso a neanche due mesi dalla scadenza del mandato del Direttore, ma soprattutto a neanche due mesi dall’avvio del dibattito sulla riforma previdenziale, che coinvolgerà complessivamente gli Enti  e la loro governance; disconosciamo il piano in merito ai contenuti completamente orientati ad esigenze di carattere finanziario e quindi  politico piuttosto che alle esigenze dell’Ente e dell’utenza che dovrebbe tutelare.   

 

 

Per quanto riguarda l’Area B abbiamo registrato da parte dell’Amministrazione l’ostinazione nel non voler comprendere sino in fondo la vera portata della questione. Anche da parte di qualche organizzazione sindacale il problema sembra limitarsi all’espletamento del concorso. Abbiamo ribadito al Direttore  quello che abbiamo già detto in tutte le salse nei  comunicati, nelle assemblee e negli incontri con l’Amministrazione: il problema dell’Area B va al di là del concorso che, ammesso e non concesso si faccia ( sappiamo con certezza che il DPCM autorizzativo della selezione esterna è fermo al Ministero dell’Economia e delle Finanze, che deve tornare alla Funzione Pubblica per poi essere inviato alla  Corte dei Conti per la registrazione) non risolverà complessivamente la questione del mansionismo.   Abbiamo   ribadito  la  necessità    di

 

 

 

 

 

dare una risposta complessiva, che analizzi i vari aspetti, a partire dall’ azzeramento del fabbisogno dell’area B, che deve rimanere, in numero limitato, solo per collocare  i colleghi attualmente nell’area  A, anche loro interessati al mansionismo ed ai quali rivolgiamo l’invito ad aderire al blocco delle mansioni. Ma abbiamo ribadito anche la  necessità di  disegnare un nuovo ordinamento professionale, basato su un’area unica capace di dare, in sintonia con il modello organizzativo di cui si sono dotati gli Enti,  una risposta concreta ad una problematica non circoscritta all’Inail ma che riguarda tutto il mondo del Parastato e che come tale deve essere affrontata  all’interno del Comitato di settore, per arrivare ad un confronto, serio, in sede di  Commissione paritetica per l’ordinamento professionale. In ultimo abbiamo ribadito la necessità di  prevedere una diversa forma di distribuzione del salario accessorio che retribuisca in maniera più adeguata chi da anni svolge mansioni superiori. Anche su questo versante non abbiamo trovato una Amministrazione propositiva, consapevole fino in fondo del problema, in grado di “gestirlo” o di indicare   percorsi alternativi rispetto a quelli da noi individuati e  sui quali confrontarci.  Del resto ne avevamo già avuta la riprova con la lettera  della DCRU sull’Area B,  che abbiamo letto da un lato come una pedissequa quanto inutile  lettura della normativa in vigore in tema di mansioni,  dall’altro come una vera e propria “istigazione a delinquere”: se venisse applicato alla lettera il contenuto della nota si arriverebbe sicuramente, se non alla paralisi delle sedi,  sicuramente ad un calo notevole della produttività ed al caos organizzativo ( mi scusi signora, non posso risponderle, la sua è una domanda da C, io faccio lo sportello ma sono un B e il mio è uno sportello di serie B!). Se  questo è  quello che  si è fatto in risposta al blocco delle mansioni ( e non a caso si fa riferimento alla apertura di distinti sportelli in alcune Sedi!) i colleghi non hanno che da osservare quanto viene indicato dalla stessa Amministrazione!

Ma alla sottovalutazione a livello centrale del problema non corrisponde la stessa sottovalutazione a livello periferico, dove la Dirigenza è costretta a misurarsi, ormai quotidianamente, con la questione dell’Area B : il blocco delle mansioni che viene minacciato o  praticato in molte sedi d’Italia impone la ricerca di una soluzione complessiva al problema che non può più essere rinviato.

Eppur qualcosa si muove anche sul fronte sindacale. A parte il richiamo, piuttosto tardivo dell’Ugl ai lavori  della Commissione sull’ordinamento professionale (senza però spiegare ai colleghi che non vi potrà partecipare perchè non maggiormente rappresentativa- il lupo perde il pelo ma non il vizio, e dicembre è alle porte!), notiamo un incredibile avvicinamento alle nostre posizioni da parte anche di altre sigle sindacali. Abbiamo letto con particolare attenzione la circolare della Cisal  (n°30-2006) che sembra “scopiazzare”, come si faceva a scuola,  i nostri precedenti comunicati: si parla di reinquadramento generale nella posizione C1 (quindi azzeramento del fabbisogno in B!); si parla di colmare o ridurre il differenziale economico  in attesa della riforma dell’inquadramento professionale ( quindi di una diversa distribuzione  del salario accessorio!); si richiama la commissione sull’ordinamento professionale (area unica? Forse è troppo!). Se pensiamo che si è da poco chiuso l’accordo sul fondo 2006 e che la CISAL, come del resto le altre OO.SS., ha negato  la possibilità di arrivare ad una parametrazione unica dell’incentivo, ci viene da pensare che forse il blocco delle mansioni  che sta prendendo piede sul territorio sta ottenendo i risultati sperati: far prendere coscienza a tutti, concretamente, della vera portata del problema, senza rimanere circoscritti in un angusto ambito giudiziario. Per questo invitiamo tutti i colleghi a premere il pedale sull’acceleratore: il blocco delle mansioni può concretamente diventare lo strumento  per imporre all’Amministrazione e alle altre OO.SS.  la piattaforma dell’Area B. La lotta paga, direbbe qualcuno, e senza lotta non sempre è scontato raggiungere i risultati.

 

 

 

 

 

In ultimo, ma non per importanza,  la questione dei CFL. Su questa materia abbiamo mantenuto sino ad oggi una necessaria prudenza: è un argomento  troppo delicato per essere affrontato con trionfalismo  all’indomani di una prima frettolosa  lettura di una Finanziaria che  cambia di minuto in minuto. Del resto avevamo, e continuiamo ad avere, forti perplessità  sul percorso apparentemente senza ostacoli che viene prospettato dall’Amministrazione per  la stabilizzazione di questi colleghi. La Finanziaria infatti fa esplicito  riferimento alla capienza organica che, attualmente, nell’area B è inesistente, visto che la procedura concorsuale non è stata ancora espletata. Invitiamo tutti a rileggere  un nostro vecchio volantino, del luglio 2004  in cui sostenevamo, a differenza di chi aveva firmato i fabbisogni perché (sic!) propedeutici alla stabilizzazione dei  precari, la necessità di bandire il concorso a C1 per liberare i posti per i CFL.   L’Amministrazione ritiene che la carenza organica vada individuata in maniera complessiva e non distinta per posizione ordinamentale:  questo  permetterebbe di procedere con tranquillità alla stabilizzazione, così come avverrà  all’Inps e all’Inpdap. Senza troppi allarmismi, ma senza neanche perdere altro tempo, chiediamo all’Amministrazione di verificare immediatamente, con la Funzione Pubblica,  la fattibilità del percorso ipotizzato. Saremo ben contenti di prendere atto che ci siamo preoccupati eccessivamente: in caso contrario abbiamo ancora di fronte il tempo per intervenire, ponendo i necessari correttivi.  O vogliamo perdere anche questa occasione?

 

 

 

Roma, 15 novembre 2006                                         

 

 

                                                                                            RDB CUB P.I./INAIL

                                                                                               Daniela Mencarelli