INFORMATICI: continuare o lasciare?

Roma -

           

 

 

Lunedì 29 novembre si è tenuto  un incontro tecnico sul problema  degli informatici.

Secondo il documento consegnatoci con estremo ritardo dall’Amministrazione, la nuova attività informatica sul territorio si svolgerà attraverso i centri di competenza a livello regionale, in parte  già partiti con il documentale. Queste strutture  avranno una serie di incombenze che in gran parte non necessitano di essere presidiate localmente ed è per questo che l’Amministrazione ha dato assicurazione che la nuova architettura non comporterà spostamenti dalla  sede di appartenenza.  

Parlando un po’ di numeri salta però all’occhio che per 214 sedi, circa 9.300 dipendenti in forza,  siano previsti solo 70 informatici ai quali, tra l’altro, come specialisti di servizi di supporto,  verrà demandata la funzione di intervenire sulle disfunzioni dei sistemi locali e delle postazioni di lavoro.

Difficile immaginare in una situazione come quella attuale  che l’informatico parta con la sua valigetta e  vada ad intervenire nella sede più remota della regione perché  è sempre stato e probabilmente sempre sarà  troppo complicato risolvere un problema tecnico attraverso l’ help-desk telefonico.  Ma con quali mezzi svolgerà il suo intervento? L’utilizzo della macchina per le missioni è riservata soltanto agli ispettori, l’indennità una volta prevista ormai è stata soppressa, inoltre, nelle regioni con un territorio esteso, quali saranno i tempi  necessari a chiudere una chiamata d’intervento?

Allora viene subito il sospetto che la soluzione più pratica potrebbe essere quella di  rivolgersi a ditte private ed  il numero esiguo dei posti riservati in regione lascia logicamente presagire che sarà inevitabile l’esternalizzazione di alcuni servizi.

Anche  il sistemista dovrà svolgere un’attività di gestione degli interventi di manutenzione sul territorio. Sarà possibile effettuare questa attività rimanendo nella propria sede di servizio?  

Nel documento le attività che gli informatici verranno chiamati a svolgere  vengono suddivise in tre funzioni (operativa- specialistica- di intelligence) e sei profili professionali divisi in due fasce.

La prima fascia riguarda le competenze di base ed il corso per accedervi ha la durata stimata di sei mesi, la seconda fascia riguarda le competenze specialistiche e il  relativo corso ha la durata stimata di 18 mesi.

Seguendo le logiche cui siamo abituati questa distinzione netta lascia presupporre un diverso peso funzionale tra le due fasce anche se i fabbisogni  prevedono 70 posizioni organizzative solo  di I livello.

Attualmente gli informatici sono collocati nelle posizioni economiche da c1 a c5. Se tutto il personale informatico potrà optare per la riqualificazione nel mestiere si potrebbe verificare che l’assessment  preliminare venga superato da molti che attualmente hanno la posizione organizzativa di II livello o dai C1 e C2 senza posizione organizzativa.  Tutto questo porterebbe ad una lievitazione degli esuberi delle p.o. di I livello.  Ma l’esigenza non era quella di tagliare?

Inoltre, mentre nel corso degli ultimi anni sono state rigettate tutte le richieste di cambio di profilo, adesso lo si vuole imporre alla gran parte del personale informatico: non sarebbe stato meglio accettarle quando ancora c’erano a disposizione posizioni organizzative, piuttosto che ora che  le posizioni sono state tutte attribuite e non saranno sufficienti i pensionamenti per evitare gli esuberi?

Forse non faceva comodo a qualcuno?

Molti informatici sono diventati vicari e adesso saranno sicuramente privilegiati rispetto al cambio di profilo. O dovranno anche loro partecipare ai corsi per la riconversione in amministrativi?

Ci sembra veramente che questa Amministrazione agisca in maniera “non logica” per usare un eufemismo:  sicuramente non agisce per favorire il benessere dei lavoratori. Forse se ci fosse stato un passaggio graduale al “nuovo” adesso non si dovrebbe affrontare l’emergenza e  non ci sarebbe stata questa selezione che, diciamoci la verità, è un “po’ offensiva” per chi ormai da anni svolge questo lavoro.

Troviamo assurdo per esempio che siano stati presi in considerazione i titoli di studio di ciascun lavoratore e  che si debba fare l’assessment per capire se un informatico può continuare a fare l’informatico e se ha  le competenze di base o quelle specialistiche.

Ritornando sui profili professionali che sono sei, tra fascia 1 e fascia 2, se questi profili debbono essere coperti ognuno da una persona diversa, solo la Lombardia sarebbe a pieno organico perché soltanto là sono previsti sei informatici; chi supplirà alle carenze delle altre regioni?

                L’unica nota positiva in  tutto questo guazzabuglio è che l’Amministrazione si è impegnata a mantenere le indennità delle posizioni organizzative anche a coloro che saranno in esubero. Quali saranno i compiti di questi  lavoratori non è dato sapersi. Dovranno  aspettare  con pazienza che passi il prossimo treno? Riteniamo che la dignità dei lavoratori non abbia prezzo e non possa essere barattata con il solo pagamento dell’indennità di posizione organizzativa.  

                A livello centrale, in DCSIT, il problema della riorganizzazione conseguente all’evoluzione dell’informatica è  stato già affrontato e senza  corsi di riqualificazione, assessment …

                L’unica eco che ci è arrivata è stata quella della nomina di ulteriori 24 posizioni funzionali fisse. Veramente un bel risultato, soprattutto se confrontato con quanto accadrà sul territorio!

 

 

Roma, 7 dicembre 2010            

                                                                                                                     RdB USB P.I.          

 

                                                                                       Coordinamento Nazionale INAIL