Inail, la fine della rana
❝ Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone”. (Chomsky)
La temperatura dell’acqua è salita sempre di più. Forse non ce ne siamo ancora accorti del tutto, ma piano piano, riforma dopo riforma, taglio dopo taglio, sta ormai arrivando al punto di ebollizione. Accettare tutto, adeguarsi ai cambiamenti anche quando questi sono negativi senza reagire, senza tentare di ostacolarli in qualche modo, magari inizialmente ci fa stare bene, perché nuotare nell’acqua tiepida tutto sommato è piacevole.
Abbiamo accettato tutto senza la minima reazione: la riduzione dei ticket, i continui tagli al salario accessorio, la tassa sulla malattia, la riduzione degli organici, l’aumento dei carichi di lavoro, un contratto bloccato per otto anni, una campagna mediatica che senza sosta ci ha dipinti come furbetti, ladri, fannulloni, i veri e soli responsabili del deficit pubblico. E ancora l’innalzamento dell’età pensionabile, le procedure che non funzionano, l’impossibilità di vedere riconosciuti i diritti più elementari come quello di una giusta retribuzione basata sulle funzioni svolte, la negazione del diritto alla carriera e i tanti piccoli, grandi soprusi fondati sul clientelismo, sul favoritismo.
Nel frattempo fuori, ai bordi della pentola, c’era chi mentre attizzava il fuoco ci diceva che l’acqua non era tanto calda, ma solo tiepida, che sempre meglio stare nell’acqua che non averla per niente, che non dovevamo lamentarci perché c’era chi stava peggio di noi. Ma inspiegabilmente, quelli che stavano peggio continuavano a stare sempre peggio e noi insieme a loro. Tutti coloro i quali tentavano di avvertire del pericolo che si stava correndo venivano tacciati di demagogia, di opposizione sterile, di essere capaci di dire solo no. Ma a cosa bisognava dire sì?
Certo se ci avessero fatto tutto questo tutto insieme sarebbe stato diverso, saremmo saltati immediatamente fuori dalla pentola ribellandoci. Invece sono stati bravi, perché mentre la temperatura si alzava piano piano, i diritti acquisiti sfumavano come neve al sole.
Infine il contratto. Un pessimo contratto, frutto di tanti anni di attacchi senza tregua al pubblico impiego. Aumenti irrisori per non dire ridicoli, un “elemento perequativo” che sparirà dalle buste paga a gennaio del prossimo anno, nessuna risposta alle giuste richieste di un ordinamento professionale da modificare secondo l’attuale organizzazione del lavoro ed il dilagante fenomeno del mansionismo, peggioramento delle condizioni normative, a partire da quelle famose 18 ore di permesso per visite specialistiche, esami diagnostici… che, una volta finite, costringeranno all’utilizzo delle ferie, permessi personali… Eppure sono state sbandierate come una grande conquista.
Migliaia di litri di acqua calda, sempre più calda, buttati nella pentola della rana, che rischia veramente di finire morta bollita.
Sta a noi, a ciascuno di noi impedire che questo avvenga.
Come? Dando un segnale forte alle prossime elezioni RSU. Perché il 17 18 e 19 aprile non si votano solo i rappresentanti dei lavoratori nei singoli posti di lavoro, magari sulla base di una vecchia amicizia, ma si premiano o si bocciano le politiche sindacali di carattere generale perché il voto è direttamente collegato alla rappresentatività di ciascuna sigla sindacale.
Siamo ancora in tempo. Per non fare la fine della rana. E possiamo cambiare solo insieme
Per questo ti invitiamo a VOTARE LE LISTE USB PUBBLICO IMPIEGO.
Esecutivo Nazionale USB INAIL