Inail ha il braccino corto con i lavoratori dell’istituto

 

USB Inail: da anni chiediamo risposte sui costi dell’informatica, ora pretendiamo chiarezza e rispetto dei diritti contrattuali dei dipendenti

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Ebbene sì, l’Inail, uno degli enti pubblici più digitalizzati, che ha speso allegramente per l’acquisto di smartphone e tablet in tempi molto anteriori al covid; l’Inail, il bancomat della  Pubblica Amministrazione che ha acquistato l’Ente Eur per salvarlo dal fallimento e ha permesso l’ultimazione della nuvola di Fuksas; l’Istituto che ristruttura caserme; che acquista e amministra il mega palazzo della DIA a Roma; che elargisce a fondo perduto centinaia di milioni di euro ogni anno per il miglioramento della sicurezza nelle aziende, malgrado continuino ad aumentare i morti sul lavoro;  l’Inail, quando si tratta del suo personale ha il braccino corto!

Siamo stati costretti dalla pandemia e dai DPCM a garantire il servizio pubblico lavorando da casa, mentre aumentano le spese delle nostre utenze casalinghe; ci hanno scaricato i costi dell’energia elettrica, non ci riconoscono il diritto al ticket mensa, sono riusciti a raggiungere gli obiettivi di performance facendoci lavorare collegati ai nostri wifi. 

Perché gli smartphone di cui ci hanno dotati sono a giga LIMITATI!

Ebbene sì, l’Inail ci garantisce soltanto 20 giga al mese, di cui possiamo disporre per lavorare sulle procedure istituzionali, ma anche per i webinar, le riunioni su Teams, gli incontri su Skype e per le assemblee sindacali.

E non sono rari i casi di colleghi che, avendo esaurito la connessione prima della fine del mese, hanno dovuto utilizzare il proprio telefono personale per continuare a lavorare e garantire il servizio!

Sappiamo bene che gli smartphone sono stati acquistati prima della pandemia, per un progetto ridicolo di sostituzione dei telefoni fissi, che ovviamente non è mai stato realizzato. Ci hanno prima fatto credere che il surface sarebbe stato il presente e il futuro della nostra organizzazione del lavoro, mentre adesso hanno acquistato dei nuovi notebook al posto dei surface, per risparmiare.

Sorge così spontanea la domanda: l’Ente ci fornisce strumenti inadeguati perché non ha capacità di previsione sulle reali necessità e non sa attivarsi in tempo per modificare almeno le condizioni di usabilità (i giga limitati degli smartphone sono un esempio emblematico)? O c’è dell’altro?

Qualcuno diceva che a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca! 

Allora diventa lecito pensare che tutti questi smartphone, tablet e surface, che sono entrati nella nostra dotazione strumentale a partire dal 2014 con gare di appalto Consip, abbiano poco a che fare con le esigenze lavorative e organizzative dell’Inail e che forse la pandemia e il lockdown sono venuti drammaticamente in soccorso oggi, di chi ha fatto allora queste spese quantomeno discutibili.  Nessuna azienda privata predisporrebbe una simile fornitura, perché non è economico e non è funzionale. 

E pensare che proprio in casa, alla DCOD, da anni sono presenti dipendenti della Consip che lavorano per facilitare l’Istituto nelle scelte di gare per gli acquisti. Dei personal shopper?

Ora diciamo basta! Sono anni che chiediamo risposte sui costi dell’informatica, adesso pretendiamo chiarezza e rispetto dei diritti contrattuali del personale. Pretendiamo investimenti che siano certo funzionali alla mission dell’Ente, ma anche idonei alla semplificazione delle attività e dunque anche idonei al miglioramento del benessere organizzativo. A partire dagli strumenti e dalle procedure di lavoro. Da mesi tutti i dipendenti lanciano grida di dolore per l’inadeguatezza degli strumenti di lavoro, per le procedure farraginose, per il blocco intermittente delle lavorazioni, con il paradosso che le giornate lavorative in smart working si sono allungate sempre di più, per portare a conclusione le attività giornaliere.

“La Repubblica” negli ultimi giorni ha titolato “Ministeri, risparmiati con lo smart working 53 milioni di euro con i tagli dei buoni pasto e dello straordinario!” Se il progetto è solo quello di portare lo smart working al 60,70, 80%, per risparmiare, sappiate che state dando i numeri!

Non si fanno le nozze con i fichi secchi, ma soprattutto non accettiamo che si realizzino risparmi sulle spalle dei lavoratori dell’Inail!

Roma 18 Dicembre 2020                                                              USB PI INAIL

                                                                                                          Coordinamento Nazionale