Inail e Fase 2, USB: mancano le condizioni per sottoscrivere il protocollo con le linee guida per la prevenzione e il contenimento dell'emergenza sanitaria
L’incontro tra Amministrazioni e OO.SS.
Si è svolto - mercoledì 13 maggio - un nuovo incontro in video collegamento con l’Amministrazione per un “confronto” (e non una trattativa) con le OO.SS. sul documento predisposto dalla Amministrazione stessa, per fornire alle Strutture le linee guida sulla prevenzione e il contenimento dell’emergenza nella cosiddetta Fase 2.
Si tratta di linee guida che realizzano una cornice entro la quale dovrà trovare attuazione un successivo “documento tecnico” in via di predisposizione, che - nelle intenzioni della amministrazione- sarà – finalmente! - la base per la definizione delle specifiche misure di sicurezza anti-contagio da adottare nelle diverse Strutture.
Le linee guida
Le linee guide sottoposte alle OOSS toccano tre ambiti di intervento (servizi all’utenza, attività ambulatoriali e sanitarie, misure di sicurezza anti-contagio), ahinoi in modo generico, senza dettare prescrizioni realmente cogenti per le Sedi e i dipendenti, in particolare nel decisivo e fondamentale paragrafo dedicato alle “Misure di contenimento del contagio”.
L’erogazione dei servizi all’utenza
Rinviando per il dettaglio delle linee guida al documento, in fase di emanazione, segnaliamo, tra l’altro, come sia prevista l’implementazione dei canali di accesso telematico e di assistenza telefonica all’utenza e dell’Agenda Appuntamenti che consentirà di prenotare appuntamenti da svolgersi tramite canale telefonico con funzionari delle Sedi locali. Sul punto, USB ha voluto precisare la estraneità degli operatori delle aree A e B, in quanto il coinvolgimento dell’Agenda configura lo svolgimento di mansioni superiori.
La mancata e generica definizione delle misure di contenimento del contagio
E’ doveroso evidenziare che, sul piano organizzativo, l’amministrazione centrale, apprezzabilmente, ha confermato il lavoro in remoto come attività ordinaria di lavoro, consentendo la possibilità di rientro in presenza, esclusivamente per le attività indifferibili; per tali attività indifferibili da svolgere in presenza, si “raccomanda” l’adozione di criteri di turnazione e rotazione, tenendo conto delle condizioni di maggiore fragilità, di speciali esigenze di cura dei figli e privilegiando il criterio della volontarietà; dall’altra parte – perdendo una ottima occasione- tali attività indifferibili non vengono definite né – a quanto appreso durante l’incontro- verranno definite nel successivo “documento tecnico”!
L’affermazione – contenuta nel documento- che le misure di contenimento del rischio devono essere adeguate alle singole realtà dell’Istituto non avrebbe dovuto lasciare spazio a una elencazione comprendente anche “possibili” misure da adottare, senza che di fatto per le stesse venga imposta con forza l’adozione da parte delle Sedi locali.
L’Inail - correttamente e proficuamente - sta partecipando alla elaborazione di linee guida “precise al centimetro” e “non negoziabili” in tanti settori produttivi del Paese; eppure l’Inail stesso riserva a se stessa una libertà di movimento e forse una discrezionalità francamente inaccettabili, in un documento che farà da cornice generale per la predisposizione dei provvedimenti che nelle prossime settimane verranno adottati a livello locale.
Si lascia mano libera e discrezionalità in ambiti nei quali era certamente possibile dettare norme valide per tutte le sedi, quali a mo’ d’esempio l’adozione di strumentazioni necessarie come le barriere separatorie in plexiglass, che la USB ha chiesto, prima di qualsiasi apertura, indiscriminatamente per tutti i Front Office.
Si raccomanda alle Sedi – ma non si rende obbligatorio, entro un termine ragionevole –la misurazione della temperatura a dipendenti e utenti, misura che - in altri ambiti produttivi estranei all’Istituto - è stata prescritta come misura indispensabile al contenimento del contagio.
E ancora, nessuna indicazione precisa e cogente sulla rimodulazione delle vie di entrata e di uscita delle sedi, accessi frequentemente utilizzati in modo promiscuo da dipendenti, infortunati e fornitori vari; nessuna disposizione cogente sugli spazi di lavoro e di ricezione dell’utenza.
Alcune delle nostre proposte
Durante l’incontro abbiamo anticipato alcune nostre considerazioni, valutando non solo possibile ma necessaria la misurazione della temperatura all’ingresso e chiesto- fin da subito- una chiara, definita, precisa procedura di intervento, laddove si manifestassero sintomi riconducibili al contagio, (divieto di permanenza in sede, sanificazione di tutti i locali e chiusura della sede stessa) e ciò sulla scorta dell’esperienza di queste settimane che ha visto- in analoghe situazioni – comportamenti difformi da parte della dirigenza locale.
Abbiamo ipotizzato, e ribadiremo anche nelle prossime occasioni, la possibilità che l’Amministrazione, d’intesa con il Ministero della salute ed i Dipartimenti di prevenzione delle Regioni, prima del rientro del personale nei luoghi di lavoro, realizzi un programma di monitoraggio sanitario mediante tamponi e test sierologici, su base volontaria, partendo da quelle categorie maggiormente esposte al rischio di contagio ed in particolare nelle zone più colpite dalla pandemia.
Infine, la USB ha chiesto non solo il “confronto” ma il pieno coinvolgimento dei lavoratori, e quindi anche e soprattutto delle RSU nei vari posti di lavoro, sulle misure tecniche e organizzative che verranno adottate, e non tanto nell’individuazione e nelle modalità di svolgimento delle attività indifferibili da rendersi in presenza.
Non possiamo condividere queste linee guida!
Abbiamo chiesto - e ribadiamo sempre più convintamente oggi - che l’Amministrazione debba farsi carico di emanare disposizioni realmente prescrittive e pretenderne il rispetto al proprio interno, a qualsiasi costo, soprattutto evitando e bloccando qualsiasi fuga in avanti, qualsiasi sottovalutazione che dovesse determinarsi a livello locale rispetto a quanto stabilito.
Abbiamo difeso pubblicamente l’INAIL dagli attacchi vergognosi subiti in primis dalla Confindustria e da politici e media, sia sul riconoscimento quale infortunio sul lavoro degli eventi COVID, sia sulle indicazioni fornite per le riaperture delle fasi 2 e 3 e proprio per questo non possiamo condividere questo “protocollo d’accordo”, che non è coerente con l’azione finora svolta dall’Istituto. Al tempo stesso non ci sottrarremo ad un reale protocollo d’accordo in una materia (sicurezza nei luoghi di lavoro) in cui la contrattazione è prevista dallo stesso contratto collettivo (art. 7 comma 6 lettera k) e che invece il documento proposto dall'Amministrazione non contempla.
A queste condizioni, pur apprezzando lo sforzo dell’Amministrazione INAIL in generale, USB INAIL ritiene che non vi siano assolutamente le condizioni per condividere, sottoscrivendolo, questo “protocollo di accordo”, contenente linee guide in parte generiche e non esaustive, che non si fanno carico di precisi impegni a carico dell’Amministrazione.
USB INAIL riproporrà tutte le richieste fatte, a partire dal “confronto” sul “documento tecnico”, confronto che si prevede avverrà in tempi rapidi.
Roma, 15 Maggio 2020
Coordinamento Naz. USB INAIL