I TROPPI PERCHE' (SENZA RISPOSTA) DI UN SISTEMA DI VALUTAZIONE
Perché i risultati di un sistema di valutazione devono essere nascosti, privati e non pubblici ?
Perché ogni dipendente non può sapere quanto ha preso il suo “vicino di banco”?
Perché s’invoca la trasparenza ma poi c’è tanta omertà?
Perché si deve risolvere tutto in un rapporto “intimo” con il proprio dirigente, senza avere nessun termine di paragone e confronto?
Perché si può fare opposizione senza avere nessun riscontro oggettivo per poterla fare?
Perché si deve essere valutati individualmente quando ci hanno sempre insegnato che quello che conta è il lavoro di gruppo?
Perché un sistema di valutazione dipende troppo dalla soggettività di chi giudica?
Perché il lavoro qualitativo è spesso antitetico a quello quantitativo e se si fa bene l’uno è difficile fare bene l’altro?
Perché l’accuratezza, l’analisi, la soluzione dei problemi a volte non sono direttamente proporzionali all’organizzazione interna dell’Ente?
Perché l’osservanza delle regole, l’eticità del comportamento dipendono esclusivamente dal valore che ciascun dirigente dà a questi concetti?
Perché l’assunzione di responsabilità, l’iniziativa, la pianificazione ed il controllo dipendono spesso dal posto più o meno piacevole che si occupa? E perché il dirigente spesso non sviluppa le potenzialità che ciascuno ha: non è anche questo il suo compito?
Perché la condivisione delle conoscenze diventa sempre più difficile dal momento che viene richiesta al personale una risoluzione dei problemi sempre più veloce?
Perché la nostra capacità comunicativa varia a seconda del dirigente che ci giudica?
Perché ignorare che l’autosviluppo dipende anche dal maggior o minor tempo a disposizione che ciascuno di noi ha per autosvilupparsi?
Ma soprattutto perché si deve sostenere un sistema di valutazione che mette gli uni contro gli altri (altro che sana competizione!), e che fa incazzare solo perché determina un’improbabile classifica del personale?
Ma se numeri devono essere, che numeri siano, e per questo invitiamo tutto il personale a rompere il muro di omertà ed a rendere pubblico il proprio punteggio. Se si è voluto che tornassimo a scuola e che ci venissero consegnate le pagelle anche se abbiamo 50/60 anni, beh a scuola a fine anno escono i quadri ed i risultati sono pubblici.
O forse la trasparenza può nuocere al giocattolo costruito?
Roma, 2 maggio 2012
USB P.I.
COORD. NAZ. INAIL