UN'ALTRA OFFESA ALLA DIGNITA' DEL DIPENDENTE PUBBLICO

Roma -

Lettera aperta al Direttore Generale f.f.

 

 

Ci sono dei momenti in cui i limiti vengono superati e le risorse infinite di pazienza a disposizione dei dipendenti pubblici cominciano a scarseggiare. E girano le scatole a tutti, anche a quelli che  hanno sopportato con  stoica rassegnazione tutti gli attacchi  che in questi ultimi anni hanno colpito i dipendenti pubblici. Prima fannulloni, poi obesi, infine scortesi, tanto da far venire al Ministro la geniale idea di imporre con  decreto persino il sorriso. Un attacco pesante iniziato con Ichino e proseguito con Brunetta.

Ma quando questo attacco e questo clima da “caccia alle streghe”  viene fatto proprio dall’amministrazione in cui lavori, beh la misura è veramente colma.

La lettera inviata dalla DCRU in data 3.12.2009 ed avente ad oggetto il richiamo all’osservanza delle regole in materia di orario è una  vera e propria offesa alla  dignità dei lavoratori del nostro Ente. Un’offesa perché i toni usati sono pesanti, perché si parte dal presupposto che i lavoratori siano tutti dei lavativi e per questo vadano controllati a vista, marcati stretti dai  dirigenti che devono trasformarsi in veri e propri  cani da guardia al controllo di lavoratori che, alla stregua dei bambini, scappano non appena il dirigente gira gli occhi. Solo in quest’ottica leggiamo la richiesta  dei tre controlli  settimanali nelle tre fasce orarie  indicate. Così come vi  leggiamo una palese sfiducia nei confronti  di una dirigenza che è in altre occasioni ritenuta capace di assolvere  al compito attribuitole di assegnare incarichi  e di dividere i buoni dai  cattivi, determinando salario, carriera e licenziamenti dei lavoratori.

Non ci siamo, non ci siamo proprio. I lavoratori dell’Ente non meritano questo. Non lo meritano perché hanno sempre dimostrato, anche nei tanti, troppi, momenti travagliati della vita del nostro Istituto, di  aver ben presente il loro ruolo pubblico, di essere consapevoli delle necessità di un’utenza che, come dichiara la stessa amministrazione è nella stragrande maggioranza soddisfatta del “prodotto” Inail. E’ grazie a questi lavoratori che  la “baracca” ha continuato a funzionare nonostante tutto. Nonostante le procedure informatiche che non funzionavano perché acquistate chissà come, nonostante gli scandali che sbattevano il nostro Ente, e i suoi dipendenti,  sulle prime pagine dei giornali. E’ grazie a loro che anche oggi  la “baracca” continua a funzionare nonostante le carenze di organico, nonostante l’aumento dei carichi di lavoro, nonostante siano ancora tantissimi quelli che svolgono mansioni per le quali non sono retribuiti, nonostante le scelte di facciata di chi si inventa un’area prevenzione, sottraendo spesso inutilmente risorse alle altre aree istituzionali. Nonostante non si abbia mai certezza di quanti soldi si prenderanno alla fine dell’anno.

E come si ripagano questi lavoratori?

Riteniamo necessario che l’amministrazione ritiri immediatamente la lettera del 3 dicembre: per attestare la presenza è stato introdotto più di venti anni fa un sistema di controllo automatico e la dirigenza ha tutti i poteri e gli strumenti per controllare e verificare quotidianamente quanto avviene nella sua struttura. Inoltre riteniamo sia del tutto illegittimo chiedere l’attestazione della presenza tramite firma del dipendente.

Se poi c’è veramente bisogno di un richiamo all’osservanza delle regole siamo sicuri che ci sono altri strumenti per farlo senza dover ricorrere a metodi che a tanti hanno ricordato l’obbligo che hanno i detenuti in libertà vigilata  di apporre la firma quotidianamente al commissariato di zona. Chissà perché questa situazione ci ha portato alla mente una vecchia circolare  Infail del 23 maggio 1941?

          Vi risparmiamo la fatica di cercarla e ve ne forniamo una copia.

 

 

 

Roma, 9 dicembre 2009

                                                   RdB CUB

                                           Coord.Naz. INAIL