MA PER QUANTO TEMPO DOBBIAMO ANCORA CONTINUARE COSI'?

Roma -

Pensavamo che dopo le recenti reazioni e proteste sia del personale dell’Istituto sia dell’utenza esterna sul malfunzionamento delle procedure telematiche di trasmissione documentale,  ma in generale di quelle lavorative, connesse o meno con l’esterno, ci sarebbe stato in quest’ambito un cambiamento di rotta.

Purtroppo dobbiamo invece registrare, per usare un’espressione garbata, un altro forte momento di “caduta” dell’INAIL.

Il 22 marzo, infatti, è entrato in vigore l’obbligo dell’invio telematico dei certificati medici in attuazione del Decreto Legislativo n. 151 del 14/09/2015. Ci sono stati, pertanto ben sei mesi per organizzare un’adeguata informativa a tutti i medici base e ospedalieri, ma ancor più ai responsabili amministrativi di ULSS e strutture ospedaliere, tenuto anche conto delle grosse difficoltà procedurali già esistenti e l’impatto che inevitabilmente il nuovo adempimento avrebbe creato.  Invece quasi nulla è stato fatto.

Solo qualche giorno prima  dell’entrata in vigore del citato obbligo sono giunte alle sedi le prime indicazioni. E solo il 21 marzo, attraverso una malfunzionante videoconferenza, sono state illustrate, per sommi capi, le fasi di attivazione della nuova procedura. Tra l’altro la videoconferenza è iniziata alle ore 11.00 dunque durante l’orario di apertura al pubblico, senza tener conto che in questo modo erano esclusi tutti gli operatori che presidiano gli sportelli al pubblico: proprio quelli che tutte le mattine ci mettono la faccia con gli utenti a causa dei continui disservizi creati dalle procedure che sono implementate continuamente senza alcun preavviso.
Anche  la circolare su questa materia è pervenuta alle sedi il giorno 21 e si è limitata a fornire disposizioni su come le strutture sanitarie ed i medici devono profilarsi per l’invio dei certificati.

Contemporaneamente sono state riversate sulle sedi tutta un’altra serie di novità procedurali con relative, e ormai inevitabili, a quanto pare, anomalie e blocchi che hanno aggravato ancor più la situazione: cambio del portale e relativo temporaneo blocco dello stesso che ha impedito l’invio dei documenti via PEC con conseguenti proteste delle aziende (che ormai hanno adottato tale modalità di comunicazione come standard, stante il perdurare dei malfunzionamenti del canale telematico); modifica dei modelli di denuncia (per i quali spesso  non sono visualizzabili  le cause e circostanze e le retribuzioni al momento della loro validazione); uscita di nuove importanti circolari (mesoteliomi non professionali, tutela dell’itinere nel caso di uso di bicicletta).
In aggiunta per accedere al sito e operare bisogna provare, provare, provare e… riprovare e solo, come in una slot machine, se trovi la combinazione vincente riesci  a lavorare.

Il risultato è che una quantità elevatissima di certificati medici di infortunio o malattia professionale sono ancora “bloccati” nelle strutture sanitarie e non si sa quando questo impedimento informatico troverà una normalizzazione. Naturalmente questo determinerà un forte allungamento nei tempi di esame delle pratiche dunque nell’erogazione dei servizi all’utenza.


Insomma nel giro di pochi giorni sono stati scaricati una quantità enorme di problemi e difficoltà sulle sedi,
sedi che, in perfetta solitudine, cercano di tamponare le mille falle che sono state provocate.

Per questo motivo chiediamo all’Amministrazione non solo un’azione decisa e risolutiva di tutti questi problemi a tutela dell’utenza ma anche che vengano rivisti in riduzione tutti gli obiettivi 2016 collegati al sistema premiante perché non ricada sul personale la responsabilità di tutti questi disservizi.
 

USB P.I.
Coordinamento Nazionale INAIL