LETTERA AL D.G. ED AL PERSONALE

Roma -

 

 

 

 

AL DIRETTORE GENERALE

Dott. Piero Giorgini

 

A TUTTO IL PERSONALE

 

Nei giorni scorsi, in maniera del tutto informale vista l’interruzione delle relazioni sindacali, ci è stato illustrato il percorso che l’Amministrazione intende intraprendere per affrontare le problematiche dell’Area B.

Tale percorso, che dovrebbe concludersi entro l’anno ed avere come obiettivo la stabilizzazione degli ex LSU, l’inquadramento in C1 dei vincitori del concorso interno e la conseguente  trasformazione del rapporto di lavoro degli attuali 581 CFL, prevede una serie di fasi, propedeutiche tra loro, che devono necessariamente “mettersi in fila”, una dietro l’altra, per poter raggiungere l’obiettivo prefissato. 

 Il meccanismo è infatti congegnato in maniera tale che l’operazione può andare in porto solo se tutti i pezzi del puzzle si incastrano tra di loro e se nessuna delle fasi previste “salta”, per un motivo o per l’altro.

Per  un attimo ci è sembrato di ascoltare una bella favola scritta sul  libro dei sogni: tutte le fasi si susseguono nel modo giusto, tutto va in porto, non ci sono ostacoli di nessuna natura. Purtroppo l’esperienza ci ha insegnato che il libro dei sogni non esiste e che i progetti dell’Amministrazione spesso naufragano davanti al primo ostacolo, molto spesso per superficialità o pressappochismo: questo è uno dei motivi che  costringe all’immobilismo alcune categorie di lavoratori  ormai da troppi anni. E’ evidente  che nessuno può pretendere che l’Amministrazione abbia la palla di vetro e sappia prevedere anche l’imprevedibile ma, solo per fare un esempio, ci piacerebbe sapere cosa succederebbe  nel caso in cui  la Funzione Pubblica non autorizzasse  l’inquadramento di tutti i vincitori del concorso a C1 nel 2007 o ne autorizzasse solo una parte. È un ipotesi azzardata temere autorizzazioni scaglionate in più anni?  L’Amministrazione ha garanzie sostanziali  da parte del Ministero sulla fattibilità di quanto previsto? Non vogliamo fare i guastafeste della situazione, ma dopo tutto quello che è successo, continuare a nascondere la testa sotto la sabbia ci sembra  veramente poco serio nei confronti dei lavoratori dell’area B, precari e non!

 

 

Un’altra domanda sorge inoltre spontanea dopo aver ascoltato l’illustrazione del percorso: che intende fare l’Amministrazione nei confronti di tutto quel personale inquadrato nell’area B che  non  troverà collocazione  nella posizione C1 una volta ultimata la procedura concorsuale?

Il concorso  sembra  continuare  ad essere considerato    come  panacea a tutti i mali,  soluzione definitiva   al problema dell’area B, tanto da costituire, per le altre OO.SS., una delle condizioni necessarie alla ripresa delle relazioni sindacali.

Per la RdB il concorso  rappresenta, viceversa,  solo una  soluzione parziale al problema dell’Area B, che è essenzialmente, come per l’Area A del resto,  un problema di mansionismo  e   che  deve essere affrontato  in maniera complessiva,  in termini sia  giuridici che economici.

Traducendo, per evitare che si continuino a travisare, o peggio a strumentalizzare, i discorsi che facciamo, la Rdb sostiene che il concorso è un passo importante  per facilitare il percorso verso quell’area unica di cui parliamo ormai  dal 1996  ed oggi anche  per consentire la trasformazione dei lavoratori precari, ma sostiene allo stesso tempo che vadano cercati e trovati altri percorsi, a partire da un forte impegno dell’Amministrazione nel   sostenere la necessità dell’area unica in sede di revisione dell’ordinamento professionale, con il prossimo contratto di comparto. In questo contesto è del tutto evidente che per la RdB la sola emanazione del bando non è sufficiente per la ripresa delle relazioni sindacali.

 

Per tornare al quadro che ci è stato rappresentato dall’Amministrazione ci sembra quindi che troppi siano i punti di caduta, che non possono essere affrontati esclusivamente dal punto di vista tecnico, dei numeri e dei DPCM che devono essere emanati. Per questo ci rivolgiamo a lei, nuovo Direttore Generale, chiedendole  un impegno politico in merito alla soluzione complessiva dei problemi dell’area B  che rappresenti, a circa  un mese dalla sua nomina, il primo concreto segnale di un’inversione di tendenza  nelle politiche del personale nel nostro Ente.

 Un segnale chiaro, che delinei un percorso sostenibile, complessivo, chiaro e soprattutto certo. Il personale ne ha bisogno e diritto, soprattutto in un momento di forte incertezza come quello attuale, caratterizzato da attacchi continui alla Pubblica Amministrazione e ai suoi lavoratori e da posizioni governative spesso schizofreniche sulla sorte degli Enti previdenziali. Ogni passo, anche minimo,  che va nella direzione contraria e si colloca nella nebbia dell’ambiguità e dell’incomprensione non fa altro  che generare, giustamente del resto, malumore, insoddisfazione ed  intolleranza.

Come crede  sia stato letto dalla stragrande maggioranza del personale  dell’Area B   l’interpello per la sede virtuale?  

 

 

 

             

Roma,5.2.2007            

                                 RdBCUB INAIL  

                           Mencarelli Daniela