PERCHE' LA RDB NON PARTECIPA ALLE TRATTATIVE SUL FONDO 2010

Roma -

Perché la RdB non partecipa alle trattative sul fondo 2010.

 

·       Perché  non vi è alcuna certezza sull’entità del fondo 2010, anche alla luce della prossima manovra finanziaria che potrebbe operare ulteriori tagli,  e non si è ancora definita la questione fondo 2009.

 

·       Perché nonostante quest’incertezza, l’Amministrazione non si fa alcuno scrupolo  di spingere  sul piano della produttività, aggiungendo ulteriori obiettivi a quelli già previsti, incurante del presumibile ripetersi del taglio degli organici e dei fondi, del blocco del turn-over con il  conseguente aumento dei carichi di lavoro, del previsto blocco dei contratti. Produrre sempre più a fronte di minor salario sembra essere la logica accettata da chi siede al tavolo della contrattazione. 

 

·       Perché nonostante il difficile  contesto in cui operano  oggi i lavoratori, di fronte ad un dilagante mansionismo,  viene riproposta la “meritocrazia” attraverso l’applicazione dei coefficienti di merito individuale; gli effetti perversi di tale applicazione sono stati risparmiati nel 2009 a quelle sedi che hanno continuato ad applicare il coefficiente unico. Nelle strutture  dove invece la diversificazione dei coefficienti è stata  applicata, si sono potuti toccare con mano i risultati di scelte dirigenziali dettate nella migliore delle ipotesi, dall’incapacità di saper distinguere, nella peggiore, da logiche clientelari.

 

·       Perché tutte le scelte organizzative che presuppongono l’utilizzo del fondo per il salario accessorio devono basarsi su criteri chiari, trasparenti, condivisi e non essere lasciate  alla piena discrezionalità della dirigenza, come invece è avvenuto per l’assegnazione delle posizioni organizzative. Le assegnazioni fatte in questo ultimo mese  hanno fatto capire chiaramente al personale che non ci si può fidare di una dirigenza che, sentendosi finalmente libera nelle sue scelte, esercita il suo potere senza tener conto delle pesanti ripercussioni che si verranno a creare dal punto di vista organizzativo, senza considerare con attenzione il contesto in cui  opera, senza saper veramente valutare il personale.

 

 

·       Perché così facendo si è abbandonato definitivamente il lavoro per team, per processi, a totale beneficio del lavoro “individualista”: posizioni organizzative, coefficienti di merito scatenano una guerra tra poveri su un fondo che si riduce sempre più. La logica che si  insinua è quella di un individualismo sfrenato, deriva pericolosa che in prospettiva porta ad un indebolimento di tutti i lavoratori, alla mercé della discrezionalità o peggio della arbitrarietà della classe dirigente, facendo perdere di vista quali sono i veri obiettivi contro cui lottare.

 

·       Perché crediamo nel valore della contrattazione, ma questa non può diventare una gabbia nella quale non trovano spazio le legittime aspettative dei lavoratori.

 

·       Perché crediamo che in questa fase il ruolo del Sindacato non  possa essere che quello  di netto  contrasto alle politiche governative ed alle inevitabili ricadute che queste hanno  all’interno dell’Ente. Trattare per mediare e per migliorare di quasi niente quanto ci viene proposto dall’Amministrazione significa continuare a far credere ai lavoratori che l’unica possibilità che il Sindacato  ha per esercitare un ruolo sia quello di sedersi al tavolo di trattativa. Non è così e questo sta iniziando ad essere chiaro ad un numero  sempre maggiore di  lavoratori.

 

·       Perché abbiamo deciso di stringere un patto con tutti i lavoratori che respingono queste logiche, incontrandoli nelle varie sedi, ed offrendo loro la possibilità di dire ADESSO BASTA!

 

 

 

 

Roma,17.5.2010                                

                                  RdB P.I.

                  Coord. Nazionale INAIL